1. |
Arcadia
01:24
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Ho visto le periferie d’Arcadie
e lettere in Esperanto,
bambini con voci di tuono
e vecchi con ali di pianto,
notti d’Argentina rosse,
madri Curde nel vento.
Ho visto nascere il tuo canto,
tra risa e spruzzi di tempo.
Ho visto crescere il mio canto.
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2. |
L'attesa
04:19
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Cuore di cane, lampo di sale,
tutto ritorna nel bene nel male.
Il sole arrossisce sul ciglio del mondo
e tutto d’intorno si quieta il giorno.
Ed io attendo e rimando ogni inutile spreco di tempo,
un pò disattento come fossi una foglia nel vento.
Fuochi d’estate, memorie otturate,
sete di lingue parole sbiadite.
La luna sottile appare gentile
ed ora il mondo e un pò meno orrendo.
Ed io attendo e rimando ogni inutile spreco di tempo,
mi muovo a stento, respiro ed inspiro il mio canto.
Ed io attendo e rimando ogni inutile spreco di tempo
un pò disattento come fossi una foglia nel vento,
mi muovo a stento, respiro ed inspiro il mio canto
Cuore di cane lampo di sale,
tutto ritorna nel bene nel male.
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3. |
Fahrenheit 451
04:46
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Sanguinari e combattenti, nella notte dei perdenti,
ci incontriamo e ci lasciamo soli.
Di rancore siamo colmi, come abili chirurghi
sezioniamo il cuore col denaro.
In questa lettera, dal fondo di un bicchiere,
attendiamo un nuovo giorno e di avere ancora sete.
Fuoco e fiamme sui binari si confondono i pensieri,
poveri ed indifesi, ci ammaliamo.
Spettatori in malasorte, senza arte e senza parte,
anime sospese sopra il caos.
In questo attendere di linee senza peso,
siamo complici innocenti di un dolore a caso.
Ora attraversiamo tempi, giorni scettici e maligni.
Gente che non si riconosce in niente.
L’uomo si evolve e va lontano, in un viaggio senza movimento,
tutto il mondo in un palmo di mano.
I solitari passi tra le folle.
Improvvisi cambi di umore, come pelle di serpente.
Chi ci aiuterà a sostenere questo canto?
Chi si fermerà ad ascoltare ancora il vento?
Allora dimmi! Dove si va? Verso che storia, che identità?
Allora dimmi! Come ti va? Che latitudine ha la verità?
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4. |
I giorni dell'abbandono
03:35
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Quel che è stato ritorna negli attimi
che precedono i nostri errori,
come gesti distorti di animes
empre pronte a fare e disfare.
Noi ci abbandoniamo.
Quel che conta non è poi invisibile,
ma risiede nelle nostre lacrime.
E’ difficile coglier le immagini,
se non si è preparati ai miracoli.
Noi non ringraziamo.
E’ più facile lasciarsi andare,
trascinati da correnti banalie
non è necessario comprendere,
siamo carne rassegnata al normale.
Non ci emozioniamo.
Improvviso il silenzio ci giudica
e da soli dobbiamo difenderci
dalla nostra voglia di viveree
da amici che non conosciamo.
Noi non ascoltiamo.
Ora siamo io e te sopra il tempo
e guardiamo le voci passare.
Sconosciuti versi romantici,
proiettati verso il domani.
Noi ci innamoriamo, noi ci abbandoniamo.
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5. |
Evisioni
04:57
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Spasmodico bisogno dell’infunzionale,
senso di colpa grave,
verso il pesante mondo materiale,
spasmodico sogno, vi prego.
Legittimazione al mio eterno disertare,
disertare mentale, reale.
Tradisci, tradisci, tradisci!
Tradisci, tradisci, tradisci!
Vivi in un mondo di pratici,
e non hai voglia di spiegare,
e non hai voglia di spiegare.
Spiegare cosa? A chi?
Ai pratici potrai parlare
con corrosiva calma
del quotidiano che a loro ti allega.
Braccia allungate
senza presa all’estremo
Tradisci, tradisci, tradisci!
Tradisci, tradisci, tradisci!
Del tuo bruciante bisogno fa parola con pochi,
fa parola con pochi.
Pochi di pochezza
i cui fuochi ardono
non perdono il luminoso dono
Infunzionale evisione.
Tradisci, tradisci, tradisci!
Tradisci, tradisci, tradisci!
Incrocio di lingua sublime al limite dell’accettazione sociale,
al limite dell’accettazione sociale.
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6. |
A' naca
03:10
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Vuciata e luna chiama u ventu,
Currìa a la sberta ogni lamentu.
Fa’ ma fjiuffia supra i dulùri,
ca u cora mo non vo’ langùri.
‘Nta naca rida u picciulidu,
guarda stu mundu cu stu burdedu.
‘Nta naca dorma u picciulidu,
sonna nu mundu senza ribbedu.
Acqua scindi da fiumara,
senza sgrusciu chianu vasa u mara.
Arricchia u cantu e stu malacarna,
ca cumbogghia a notta finu a chi ‘njorna.
‘Nta naca rida u picciulidu,
guarda stu mundu cu stu burdedu.
Nta naca dorma u picciulidu,
sonna nu mundu senza ribbedu
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7. |
Il panorama di Betlemme
05:11
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Un uomo ferito alla schiena
sulla sabbia si trascina.
E sente la terra che chiama,
sente la notte che sta per venire.
E dice Signore ti prego,
lasciami respirare,
lasciami un po’ riposare,
prima che devo morire.
E dice Signore lo vedi,
questa mosca dispettosa
che vola sulla mia schiena
e ancora non si posa.
Un uomo disteso per terra,
in una terra di frontiera,
che guarda la riva del fiume,
che piano piano diventa nera.
E dice non era la mia intenzione
rubare l’albero del pane,
ma non sono quel tipo di uomo
che si arrende senza sparare.
E adesso ridammi i miei gradi,
restituiscimi il comando,
che questa mosca continua a volare,
mentre mi sto dissanguando
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8. |
Giorno d'autunno
03:05
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Signore è tempo.
Grande era l’arsura.
Deponi l’ombra, libera il vento sopra la pianura.
Fa’ che sia colmo ancora il frutto estremo,
concedi ancora un giorno di tepore
fa che il frutto giunga a maturare,
e spremi nel vino l’ultimo sapore.
Chi non ha casa adesso, adesso non l’avrà.
Chi è solo a lungo, solo dovrà stare,
leggere nelle veglie, lunghi fogli scrivere,
e incerto sulle vie tornare
dove nell’aria fluttuano le foglie,
dove nell’aria fluttuano le foglie.
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